Ses grave ‘ommente su nura’e ‘e Dronnoro: “Sei pesante come il nuraghe di Dronnoro”, dice un detto fonnese che rende bene la maestosità della torre nuragica senza dubbio più bella di tutto il territorio.
Situato sull’altopiano in posizione rilevata, a poca distanza dal paese, Dronnoro è un nuraghe complesso costituito da una torre centrale perfettamente conservata e da due torri laterali parzialmente distrutte. Tutto il complesso è rifasciato da un poderoso bastione.
Al nuraghe si accede da sud-est, dopo aver attraversato un piccolo cortile triangolare a cielo aperto delimitato dalle torri laterali e dal bastione. L’imponente ingresso architravato immette in un breve corridoio su cui si apre, sulla sinistra, il vano scala che conduce sulla sommità, dove era la terrazza.
Dal corridoio si accede alla camera della torre principale: a pianta circolare, conserva intatta la copertura a tholos o a falsa cupola realizzata con 24 anelli di conci progressivamente aggettanti, chiusi da una lastra centrale posta a 7 metri dal suolo. Non appena gli occhi si abituano all’oscurità, lo spettacolo della tholos è stupendo.
Dalla sommità si possono ammirare i monti del Gennargentu, con Monte Spada in testa, le cime brulle di Ollolai e di Olzai sulla destra, la catena calcarea del Supramonte sulla sinistra. Oggi si gode di una delle viste migliori del paese, che la stessa Grazia Deledda definì, in uno dei suoi romanzi più famosi (Cenere), adagiato “quale avvoltoio a riposo”.
Tutto intorno era il villaggio di capanne circolari, non ancora scavato. Nei pressi sono anche una tomba di giganti, purtroppo in cattivo stato di conservazione, e una domus de janas.
La domus de janas, di età neolitica e quindi precedente la costruzione del nuraghe, si presenta scavata su un masso granitico isolato cento metri più a ovest. È un’unica camera accessibile tramite un piccolo portello di forma quadrangolare orientato a sud-est, con le pareti decorate da una serie di costolature verticali imitanti le travi delle capanne preistoriche.
L’area di Dronnoro, particolarmente adatta allo stanziamento umano, fu dunque frequentata dal Neolitico all’età romana (come sembra testimoniare il diploma militare rinvenuto all’interno delle murature del nuraghe) fino all’età moderna, quando le imponenti strutture preistoriche furono riutilizzate dai pastori come ovile e ricovero per il bestiame.
Come arrivare
Da Nuoro percorrere la strada statale 389 verso l’abitato di Mamoiada; passato il paese, proseguire per Fonni, poi deviare sulla sinistra in direzione dell’abitato di Pratobello. Dopo circa 200 metri sarà visibile un cartello indicante, sulla sinistra della strada, l’ ingresso di un sentiero. Dopo aver percorso tutto il sentiero occorre svoltare a destra in una salita, fino a raggiungere un cancello da cui si arriverà al nuraghe.